Le journal italien Il Foglio a dénoncé le 11 juillet ce boycott. Cette initiative qui vient une fois de plus d'Europe vise Israël et Israël seulement. La Fédération Internationale des Journalistes n'avait pas cru utile d'annoncer cette expulsion intervenue à Oslo le 7 juin (avec la complicité du délégué italien) sur son site. Comme par enchantement, elle a immédiatement publié un démenti - non, il ne s'agit pas de boycott - et pour disqualifier l'article d'Il Foglio, la FIJ le communiqué précise que le quotidien appartient à Silvio Berlusconi. De bien belles méthodes journalistiques qui ne font pas honneur à la profession. Depuis, le Corriere della sera a également dénoncé le boycott.
Ci-dessous deux articles en italien (quelqu'un pourrait se charger de la traduction vers le français?).
"L'internazionale dei giornalisti caccia Israele. Voto unanime, con italiani, par Giulio Meotti
E' l'ultimo episodio di boicottaggio antiebraico che tocca anche medici e insegnanti. Il precedente della Croce Rossa
Roma. La Federazione internazionale dei giornalisti, il più grande e antico sindacato della stampa con sede a Bruxelles, ha espulso la branca israeliana affiliata all'organizzazione. Fra i membri del sindacato c'è anche Paolo Serventi Longhi, il segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana. L'espulsione è il culmine di una campagna di discriminazione a cui la Federazione si è votata da anni contro lo stato d'Israele. Due anni fa il National Union of Journalists, il sindacato della stampa britannica nonché l'ala più consistente della Federazione internazionale di cui esprime anche il presidente, Jim Boumelha, votò per boicottare Israele e tutti i prodotti dello stato ebraico. Sempre tre anni fa, durante la guerra fra Hezbollah e lo stato ebraico a seguito del rapimento di due soldati israeliani (poi uccisi dai terroristi islamici), il segretario generale della Federazione internazionale, Aiden White, condannò il bombardamento israeliano della tv di Hezbollah al Manar, finanziata da iraniani e siriani, in quanto "chiara dimostrazione di come Israele utilizzi la politica della violenza per mettere a tacere i media dissidenti". Manar non è un organo di stampa dissidente, diffonde propaganda antisemita e islamista e nei suoi programmi accusa gli ebrei, tra l'altro, di omicidi rituali con il sangue dei bambini arabi, del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki e di aver tramato con i nazisti organizzando essi stessi la propria persecuzione per accelerare la nascita di Israele. E' la stessa Manar, durante la guerra a Gaza, a trasmettere il discorso di Himam Sa'id, guida suprema della Fratellanza islamica in Giordania: "Voi, gente di Hebron, voi state combattendo una guerra contro gli ebrei, e lo sapete fare bene. Abbiamo visto come, in un giorno del 1929, avete trucidato gli ebrei di Hebron. Oggi, trucidateli sulla terra di Hebron, uccideteli in Palestina". Il veterano della stampa israeliana Chaim Shibi, già corrispondente da Washington per il principale quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth, ha così commentato l'espulsione dalla Federazione: "Siamo orgogliosi del giornalismo in Israele, non dipendiamo dal governo. Siamo i più liberi fra i media e gli stessi che la Federazione decide di espellere?". La Federazione venne fondata nel 1926 e oggi rappresenta oltre 600mila professionisti dell'informazione in tutto il mondo. Il voto di espulsione d'Israele, scrive il New York Jewish Forward, è stato "unanime". Ha quindi votato contro Israele anche la rappresentanza italiana. La direzione della Federazione aveva già spiegato a Shibi che la presenza israeliana era "irrilevante" perché il sindacato era ben rappresentato dai giornalisti arabi che hanno sede a Gaza e in Cisgiordania. Lo scorso gennaio, al termine dell'offensiva israeliana contro le infrastruttre terroristiche palestinesi, Paolo Serventi Longhi, Aiden White e Jim Boumelha avevano guidato persino una delegazione del sindacato a Gaza. A compulsare il sito internet della Federazione si scopre che Israele non compare neppure fra i paesi membri. Ci sono Iran, Iraq, Algeria, Giordania, Kuwait, Libia, Yemen, Marocco, Oman, Tunisia, Emirati Arabi Uniti e "Palestina", ma non lo stato ebraico. Il segretario White dice che l'espulsione è stata decisa dopo che Israele si è rifiutato di pagare la quota di iscrizione. Un pretesto, fin troppo ridicolo, come spiega Shibi: "Dovremmo pagare per le campagne contro Israele?". Nessuno stato o comunità scientifica ha mai subito un simile fuoco cultural-ideologico come Israele. L'espulsione si inserisce in un forsennato progetto di boicottaggio di Israele che dura da sette anni. Hanno boicottato Israele sia la più grande organizzazione inglese di insegnanti sia quella di dipendenti pubblici; i medici britannici vogliono espellere gli israeliani dalla World Medical Association, ci sono poi gli architetti e la chiesa anglicana, mentre professori di Harvard e del Massachusetts institute of technology hanno firmato appelli per disinvestire dalle compagnie israeliane. I paesi europei hanno perseguito i discorsi che inneggiano all'odio giudicandoli alla stregua di crimini di guerra durante il Processo di Norimberga e nei processi della Corte internazionale in Tanzania nel 2003, quando tre giornalisti ruandesi vennero condannati per aver gestito una radio e pubblicato un giornale che inneggiavano allo sterminio sistematico della minoranza tutsi. Eppure, quando una corte francese decise di impedire ad al Manar di usare il satellite per la sua programmazione antisemita, la Federazione internazionale dei giornalisti condannò la sentenza come "censura politica del peggior tipo". Un'emittente, al Manar, i cui picchi di share si basano su serial tv come "La Diaspora". Si vede un Rothschild che sul letto di morte dice ai figli: "Dio ha onorato gli ebrei con una missione: dominare il mondo". Ci sono anche due ebrei che sgozzano un bambino arabo per raccoglierne il sangue da utilizzare per la preparazione del pane azzimo. Infine, una prostituta malata in un bordello gestito da una tenutaria ebrea confida il suo desiderio di "contagiare i non ebrei". La stessa Federazione protestò quando l'esercito israeliano colpì gli studi dalla tv di Hamas, al Aqsa. Ma non ha mai denunciato la terrificante propaganda antigiudaica propugnata dall'emittente, che inneggia allo sterminio degli ebrei e incita i kamikaze, che chiama "ratto marcio" Israele, che mostra bambini cinturati di esplosivo da terroristi suicidi e imam che promuovono il jihad persino in Italia. L'espulsione di Israele dal sindacato dei giornalisti è paragonabile alla decisione di Cornelio Sommaruga, il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa che rifiutò l'ingresso nell'organizzazione della Magen David Adom, equivalente israeliano della Red Cross, con la seguente motivazione: "Se accettassi il simbolo della Stella di David, perché non dovrei fare altrettanto con la Svastica?"
data: 11/07/2009
Fonte: il Foglio
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Boicottare i boicottatori (Boycotter les boycotteurs)
"Boicottare i boicottatori. Nel nome di Daniel Pearl" di Pierluigi Battista (Corriere della sera, 13/7/2009)
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La Federazione internazionale dei giornalisti ha cacciato Israele dall’organizzazione: all’unanimità (dunque con l’assenso e la complicità del rappre sentante italiano). La suddetta, dannosa organiz zazione non dice nulla sui Paesi che non conosco no la libertà di stampa e invece discrimina l’unica democra zia del Medio Oriente. La suddetta, dannosa organizzazione ha preso a pretesto una banale questione di quote (lo rac conta bene Giulio Meotti sul Foglio) per dare sfogo a una forma di antisemitismo che dovrebbe far inorridire i giorna listi italiani.
Tre estati fa, durante la guerra del Libano, il leader della suddetta e dannosa organizzazione tuonò contro Israele per aver bombardato la tv di Hezbollah al Manar. Ma non ha mai protestato (e non risulta che lo abbia fatto il rappresen tante italiano) quando sull’emittente di Hezbollah si tra smettono serial come La diaspora in cui un Rothschild dice ai suoi figli: "Dio ha onorato gli ebrei con una missione: dominare il mondo".
Scrive Meotti, inoltre, che nei programmi di quella tv ce n’è uno in cui "due ebrei sgozzano un bambino arabo per raccoglierne il sangue da utilizzare per la preparazione del pane azzimo" e un altro in cui "una prostituta malata in un bordello gestito da una tenuta ria ebrea confida il suo deside rio di 'contagiare i non ebrei'".
La Federazione internaziona le dei giornalisti (con l’assenso e la complicità del rappresen tante italiano) caccia Israele ma non dice una parola sul fat to che nei media in cui si dà vo ce all’islamismo più radicale lo Stato di Israele venga abitualmente definito "ratto marcio". E dove sono sistematicamen te santificati i bambini che si fanno esplodere per stermina re gli infedeli e guadagnarsi il Paradiso dei martiri della jihad.
La Federazione internazionale dei giornalisti (con l’assen so e la complicità del rappresentante italiano) arriva buona ultima in una sequenza di boicottaggi "antisionisti" che ha conosciuto i fulgidi esempi dei medici britannici desiderosi di espellere i colleghi israeliani dalla World Medical Association e degli accademici americani smaniosi di stracciare tut ti i contratti siglati insieme a Israele.
La suddetta, dannosa organizzazione è dominata da un pensiero unico e ossessivo: discriminare Israele e non far mancare l’appoggio a chi, assieme alla distruzione di Israe le, non nasconde il proprio compiacimento per la soppres sione fisica degli ebrei. Non si sa se alla suddetta, dannosa organizzazione fosse affiliato il giornalista Daniel Pearl, de capitato dagli jihadisti perché ebreo.
Sarebbe bello, però, se i giornalisti di tutto il mondo libero, nel nome e nel ricordo di Pearl, boicottassero i boicottatori e lasciassero al suo (ignobile) destino la Federazione internazionale dei giorna listi.
© 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO"
di Giulio Meotti
- L'Internazionale dei giornalisti caccia Israele
- Israeli journalists ousted from union
- International Journalists Union Expels Israel After Fight Over Politics and Money
Ce site est dédié aux millions d'Européens qui, malgré d'incessantes campagnes de désinformation, ne croient pas que les Juifs ne sont capables que du pire; ne dissimulent pas leur antisémitisme dans le langage de l'antisionisme; et savent qu'Israël représente ce qu'il y a de meilleur dans une démocratie.
mardi 14 juillet 2009
La Fédération Internationale des Journalistes boycotte les journalistes israéliens
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6 commentaires :
Votre information est incomplète. La FIJ suspend régulièrement ceux de ses membres qui cumulent d'importants retards de cotisations, ce qui était le cas du syndicat des journalistes israéliens. Il n'y a donc pas de boycott et dès que le syndicat israélien se sera acquitté de ses dettes, il redeviendra membre à part entière de la FIJ.
Olivier Da Lage
membre du Comité exécutif de la FIJ
Quel manque de déontologie M. Da Lage. C'est honteux de la part de votre organisation d'attaquer et de disqualifier Berluconi comme vous le faites. Vous savez très bien qu'il ne s'agit pas seulement d'une affaire de cotisations. Ce n'est pas étonnant que le public ne fasse pas confiance aux médias.
In January, the International Federation began issuing a series of letters condemning Israel for refusing to allow journalists to enter Gaza to cover Operation Cast Lead. The International Federation also published a report criticizing Israel's actions in Gaza and urging International Federation members and affiliated organizations to speak out against Israel's treatment of foreign journalists during the war.
According to Shibi, the International Federation report about Gaza was compiled without any Israeli input.
"No one called us to hear what we had to say," he said. Israeli journalists had things to say about the balance of rights of journalists to cover the war and the pressures coming from the army and the state, but the report was compiled without consulting a single Israeli source, he said.
"They are an organization fighting for ethics in journalism," he said. "Whoever may be the offended party, [everyone] has a right to say his piece; we were left out of the discussion completely."
"He [White] is kicking out the most free and fighting press corps in the region."
...
He said it reflects the European sentiment to portray Israel as an aggressor and support the Arab world. He recalled many efforts made by the NJIF that were not supported by the international union that is supposed to fostered unity between journalists from across the world, including NFIJ's proposal to build a media club for Israeli and Palestinian journalists to work together.
Jerusalem Post
http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1246443788924&pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull
Il y a encore une chose que la FIJ ne respecte pas et c'est la liberté d'opinion. A plusieurs reprises mes commentaires corrects ont été censurés sur leur site. Honte à la FIJ et son interprétation dictatoriale et fascisante de la liberté d'opinion.
On 7 June 2009 the IFJ Executive Committee at its meeting in Oslo, Norway, agreed unanimously to expel the National Federation of Israel Journalists from membership of the IFJ. The IFJ wrote to the NFIJ confirming the decision and offering them the opportunity to appeal the decision which can be heard at the Congress of the IFJ in Spain in May 2010.
A Financial Decision, not a Political Decision
The decision to expel the NFIJ was based upon financial matters alone. There was no political element in the decision. It was taken unanimously.
The NFIJ has not paid any fees to the IFJ for more than five years. (The last payment made was on 26 April 2004.) The IFJ systematically warns all unions more than three years in debt for non-payment of fees of the danger of expulsion if fees are not paid.
The Israeli union was offered a generous deal - to waive the debt for the last three years and to pay normal fees for 2009, but they refused.
They offered no payment towards the debt and said they would only pay the equivalent of a "third world" fee (available only to the poorest countries) which is a quarter of the normal amount. Lower fees are paid by unions in countries classified below United Nations poverty indicators. Israel is one of the richest countries in the region with the highest average living standards in the Middle East.
The Executive Committee had no choice but to expel them in these circumstances.
The IFJ has applied its rules regarding fees fairly in this case. The financial management rules are transparent and well known. In recent years unions from France, Serbia, Kenya, Thailand, Korea, Chile, and Moldova are among those expelled for non-payment of fees.
Financial decision and not political? Look here what happened already during the 2nd Lebanon war with the IFJ and judge for yourself. Internal document of the IFJ of 2006
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Au: Comité exécutif
Du: Secrétaire général
Le 30 août 2006
Les journalistes israéliens suspendent leur adhésion à la FIJ
À la suite de l’éclatement des hostilités au Liban en juillet 2006, la FIJ a publié un communiqué de presse condamnant une frappe israélienne contre la chaîne de télévision Al-Manar, financée par le Hezbollah (voir annexe 1). La protestation de la FIJ attirait l’attention sur des attaques similaires - la frappe de l’OTAN contre la Radiotélévision serbe en 1999 et une attaque israélienne précédente contre la Société palestinienne de radiodiffusion (PBC) - et accusait Israël de tenter de réduire au silence les médias avec lesquels il n’est pas d’accord.
Cette déclaration a choqué quelques collègues de la Fédération nationale des journalistes israéliens (NFIJ), qui ont réfuté la déclaration de la FIJ et demandé publiquement que le Secrétaire général de la FIJ retire son communiqué dans les 24 heures, faute de quoi la NFIJ quitterait la FIJ.
Après consultation du Comité administratif, le Secrétaire général a écrit à la Fédération pour lui demander d’accorder un délai de réflexion et proposer de se rendre immédiatement en Israël afin de discuter de la question avec les collègues (voir annexe 2). Il a déclaré comprendre l’émoi de certains collègues parce que le communiqué avait été publié alors que les roquettes du Hezbollah tombaient sur les villages israéliens. Il a également longuement parlé avec Yaron Enosh, le responsable du bureau de la NFIJ à Jérusalem, pour expliquer la position de la FIJ.
La politique de la FIJ a été clarifiée dans un autre communiqué de presse publié après une nouvelle série d’attaques israéliennes contre les médias, y compris cette fois des frappes contre des médias non liés au Hezbollah (voir annexe 3).
En l’occurrence, la Fédération nationale des journalistes israéliens ne s’est pas retirée de la FIJ mais a décidé de suspendre son adhésion. De nombreux commentaires prétendument proférés par la direction de la Fédération ont toutefois accusé le Secrétaire général de la FIJ de « couardise » et suggéré que le comportement de la FIJ était dicté par la dépendance financière vis-à-vis de groupements arabes.
Il a également été reproché à la FIJ de ne pas avoir réagi aux attaques dont ont été victimes les journalistes israéliens. Nous n’avons toutefois aucune confirmation de ces incidents.
Le Secrétaire général a écrit à la NFIJ pour lui demander de le rencontrer au plus vite afin de résoudre les problèmes qui ont surgi et d’encourager le réengagement sans réserve de la NFIJ avant le prochain Congrès.
Le Comité exécutif est invité à soutenir les actions entreprises et à envisager les prochaines étapes de ce dossier.
Mr Olivier Da Lage pourrait, avant de donner des conseils aux autres corriger son texte de 2001 écrit avec Aidan White
http://mapage.noos.fr/odalage/autres/palreport.html
"Le premier fut la mort, le 1er octobre 2000, du jeune Mohammed al-Doura, âgé de 12 ans. Cet événement choquant et tragique a été filmé par un reporteur d’images palestinien et diffusé par la suite dans le monde entier. Cette image a provoqué à travers le monde une vague de sympathie considérable pour la cause palestinienne. "
Il devrait savoir qu'il s'agit d'une véritable imposture et que c'est une vraie honte au metier de journaliste. Ce qui m'étonne encore plus est le fait que quand Aidan White a été interpelé au sujet de la mort présumée de Al-Doura il faisait semblant qu'il ne savait de rien. Sanz doute a-t-il pris des cours professionnels de taqqiya?
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